Quel caffè caldo tra le mani che mi ha salvato più volte
A volte il grazie nasce da una tazza. E va bene così.
Ci sono stati giorni in cui mi sembrava che tutto stesse cadendo a pezzi. Giornate in cui anche alzarmi dal letto era una lotta silenziosa, invisibile a chi mi stava intorno.
Eppure… c’era quel momento. Piccolo. Intimo. Solo mio.
La cucina ancora silenziosa, Ginny che dormiva, e io seduta con quella tazza calda tra le mani.
Un caffè. E nient’altro.
Ma in quel niente c’era tutto.
Il calore, la presenza, un respiro profondo.
Una promessa: “Ce la faccio anche oggi.”
Perché dico grazie
Dico grazie a quei momenti minuscoli che, senza far rumore, mi hanno permesso di restare in piedi.
Perché anche se non risolvono i problemi, ti ricordano che sei viva. E, a volte, è abbastanza.
Quel caffè è stato il mio rituale di sopravvivenza. Non era solo una bevanda: era un atto d’amore verso me stessa.
Una carezza nei giorni in cui nessuno mi abbracciava.
Cosa mi ha insegnato questa frase
Mi ha insegnato che non serve aspettare le grandi gioie per dire grazie.
La gratitudine vera nasce quando impari ad apprezzare il presente per quello che è.
Anche se è imperfetto. Anche se è difficile.
Anche se tutto ciò che hai è solo una tazza calda e il tuo respiro.
Ho capito che la felicità non è fatta di traguardi straordinari, ma di istanti ordinari riconosciuti come preziosi.
Il mio invito per te
Domattina, prima di controllare il telefono, prima di correre via,
prenditi un momento per stringere tra le mani la tua tazza calda.
Respira.
Sorridi.
E dì grazie.
Perché anche oggi, hai una possibilità.
Anche oggi, sei viva.
E anche oggi, va bene così.