✨ Non farti fermare dai pregiudizi: oltre gli stereotipi, c'è la tua vera strada

Ci sono lavori che il mondo guarda con rispetto. E poi c’è l’Italia.

Mi sono spesso chiesta: “Perché in certi Paesi alcune professioni vengono esaltate, mentre da noi sembrano continuamente sminuite?”

Nel mio passato ho vissuto per oltre vent’anni un mestiere che amavo: l’agente immobiliare. Un lavoro che mi ha dato tanto, ma che nel tempo mi ha anche tolto l’entusiasmo, e soprattutto la fiducia.

In molti Paesi del mondo, l’agente immobiliare è una figura di riferimento: centrale, stimata, preparata. Non serve neanche un notaio per concludere una compravendita. La parola dell’agente vale, il suo ruolo è riconosciuto, la fiducia è il suo primo strumento di lavoro. È un professionista che guida, che ascolta, che accompagna le persone in uno dei momenti più delicati della loro vita: comprare casa.

In Italia, purtroppo, il quadro è diverso.

Spesso siamo visti come "quelli che rubano i soldi", come se il nostro impegno valesse meno, come se il nostro supporto non fosse necessario. In più, il sistema stesso è strutturato per dividere e non unire: collaborare tra colleghi è quasi impossibile. La concorrenza è sleale, l’egoismo vince sulla collaborazione, e il risultato è che il cliente stesso perde. In quel mondo, raramente si respirava il vero win to win.

Eppure, io ho sempre creduto nel valore del nostro ruolo. Perché dietro una casa ci sono sogni, lacrime, famiglie che iniziano, altre che si chiudono. C’è un mondo emotivo immenso, e quei sorrisi alla firma del contratto sono qualcosa che nessuna provvigione potrà mai spiegare. Ma questo, da solo, non bastava più.

Poi è arrivata una nuova opportunità, un’altra strada, che inizialmente non volevo nemmeno considerare.

Anche in questo nuovo percorso (che volutamente non etichetto), ho capito che i pregiudizi sono duri a morire, specialmente in Italia. Ma c’è una differenza fondamentale: qui il lavoro di squadra esiste. Qui si cresce insieme, si vince insieme. Nessuno ti fa le scarpe, nessuno ti guarda come un concorrente. È un ambiente meritocratico, collaborativo, dove chi riesce ad aiutare gli altri, vince due volte.

Questa è la mia nuova visione del lavoro: un luogo dove la libertà si misura in risultati, ma anche in relazioni.

Oggi non mi interessa più difendere un’etichetta. Non sono "quella che fa questo o quello". Sono una donna che ha scelto di vivere il proprio lavoro come espressione di sé, come mezzo per crescere e far crescere gli altri.

E se c’è una cosa che ho imparato, è questa:

🔸 Non lasciare che il pregiudizio decida per te.
🔸 Smetti di chiedere agli altri se quello che fai è giusto.
🔸 Fai parlare i tuoi risultati. Fai parlare la tua felicità.

Questa è la mia storia. Ma potrebbe essere anche la tua.